S. Maria
La Chiesa di Santa Maria è tra le più antiche e suggestive di Vico, con il suo caratteristico campanile a vela, è menzionata in documenti ufficiali nel 1302, ma la Cripta e parte della originaria costruzione romana sono la testimonianza che sia d’epoca anteriore.
Realizzata a navata unica, viene scandita da due arcate a sesto acuto trasversali e da un bellissimo arco riecheggiante i consimili nella Cattedrale di Anagni.
Sulle pareti si notano interessanti affreschi di scuola romana del XIII secolo (da notare quelli raffiguranti S. Caterina e San Giovanni Battista.
Prezioso è l’altare romanico che vi si conserva così come la Cripta sottostante anch’essa affrescata.
… da “Il Borgo fortificato di Vico nel Lazio” di Natale Tomei
Chiesa duecentesca, forse la più antica del paese: risale, infatti, nel suo impianto planimetrico originale al secolo XI. L’interno è ad aula unica scandita da due arcate a sesto acuto con affreschi parietali di scuola romana del XIV secolo (S. Caterina d’Alessandria, S. Leonardo e S. Nicola da Bari). Una grande crocifissione, opera del pittore romano Giovanni Capranesi, dipinta nel 1914, fa bella mostra nella parete di destra. In quella di sinistra invece il Gonfalone della confraternita del Santissimo Rosario, opera del pittore Giovanni Gagliardi, che all’inizio del secolo operò anche a Vico. L’altare romanico della chiesa, pezzo di notevole interesse, mette in mostra una lastra monoblocco di pietra, lavorata finemente specie nell’archetto centrale con in rilievo grappoli di uva che ci ricorda tanto una fenestella confessionis . Il retro della lastra non si lascia ammirare perché addossata all’altare, ma si possono ammirare i lavori di eleganti intagli. La fenestella confessionis era una specie di protezione che si poneva a difesa del sepolcro dei santi per permettere ai fedeli di vedere i sacri sepolcri e di avvicinarsi ad essi il più possibile pur senza venirne a contatto. Essa sostiene l’intero altare ma fa pensare a qualcosa che manca. La lastra riporta scalpellate ai due lati anche due colonnine con accenno di capitelli.donate ed adorne di un fregio intagliato a foglietto, disposte in modo alternato.
All’esterno, al fianco destro si nota un caratteristico campanile di forma a vela, composta di due pilastri più alti del tetto della chiesa, collegati con un arco e ricoperti da tetto a due displuvi: entro l’arco sono sospese due campane. La campana di destra è dedicata alla Madonna e riporta la data MDCCCLIII, quella di sinistra è dedicata a S. Luigi Conzaga e la data MDCCLXXX-VIII. Si notano sul lato ovest, due absidi, una grande e una piccola molto più antica, a circa m. 2.50 da terra, di cui non è chiara la funzione, ma che potrebbe essere in relazione alle immagini venerate nell’interno della sagrestia, oggi la Madonna dei sette preziosi vestiti del XVIII secolo. Il disegno della chiesa, riportato in catasto, indica due fabbricati attigui, che fanno pensare ad una chiesa con annessa cappella devozionale indipendente. La sottostante cripta, altomedievale, armoniosamente tripartita da possenti e rudi pilastri, si arricchisce di un affresco di notevole interesse artistico: San Giovanni Battista, XIV secolo. Sostiene un cartiglio svolto, in cui è scritto: “Ecce Angnus (sic) Deus Ecce”. Entrando a sinistra, sotto il piccolo arco, un altro affresco, malandato e più rozzo in cui si vede la Madonna e il Putto, adorati da un angelo, che reca un cartiglio in cui è scritto: Verbum Caro Factus (?) Est. Si presenta il mistero dell’incarnazione annunziato e avvenuto (Et habitavit in nobis). I caratteri delle iscrizioni sono gotici. Per il portale d’ingresso, lato nord, c’è da dire che l’arco incornicia una lunetta, una volta adorna di pittura, ed è sormontato da un’altra arcata, più aggettante, sorretta da mensole cordonate.
“A piazza S. Maria una scultura a mo’ di fastigio sporge raffigurante una testa virile sullo spigolo destro dell’abitazione, già casa del notaio Teofilo Pagano. Un’altra testa si scorge, incassata nel muro sullo spigolo sinistro. Sull’architrave del portale della casa attigua un’altra testa molto più rozza rompe l’uniformità della facciata. Sono teste apotropaiche, forse maschere, risalenti probabilmente al Basso Medioevo. La loro funzione era quella di mantenere lontano, grazie all’espressione minacciosa del volto, gli influssi magici degli spiriti maligni.”