Madonna dai sette veli
Madonna dai sette veli.
Questo simulacro – oggetto di culto soprattutto da parte dei pastori, che il giorno successivo alla celebrazione della festa della Madonna del Rosario, in ottobre, partivano per la transumanza delle greggi nella campagna romana – è affidato alla locale Confraternita del Rosario e nella prima metà del Novecento è stato sostituito da un’altra statua, in impasto di gesso; fino all’inizio dell’intervento di restauro era conservato in una sorta di nicchia angolare, ricavata all’interno di un piccolo locale che funge da sacrestia per la chiesa.
In questo primo intervento sono stati restaurati i primi due abiti del manichino, quello più esterno e quello intermedio.
Il primo abito si trovava in pessime condizioni di conservazione. Tutta la superficie era coperta di polvere e il tessuto aveva assunto una consistenza vetrosa, tale da rischiare di sbriciolarsi al minimo contatto, con il corpetto completamente privo della manica destra. Sono state quindi effettuate le operazioni di microspolveratura, di vaporizzazione, di pulitura delle parti metalliche; sono stati applicati i supporti in faille di seta moiré e sopra il tessuto è stato posto un “velo di Lione” in seta pura 100%, secondo il criterio dei supporti “a sandwich”; sopra il Velo di Lione, sono state poste le pietre colorate, che appartenevano al ricamo. La manica mancante è stata ricostruita.
Il secondo abito, posto sotto al primo, realizzato in ermesino di seta di colore avorio, con una gonna arricciata in vita ed un corpetto avvitato a maniche lunghe, reca decorazioni varie, con ricami a volute, foglie allungate, racemi, fiori di paillettes a sei petali e fiori a tre petali lanceolati. Mancava una grande porzione della gonna, sulla parte sinistra, ed era coperto da uno strato di polvere, con macchie di ruggine e di umidità, mentre le applicazioni metalliche erano ossidate e brunite, in parte staccate, in parte del tutto mancanti.
Tutto l’abito è stato sottoposto, in primo luogo, a micro-aspirazione; lavato con tamponcini di cotone su panno assorbente; sono state ricucite e rifermate tutte le paillettes e le decorazioni metalliche staccate e instabili, successivamente pulite con specillo, microaspiratore e infine con tampone a soluzione di acqua demineralizzata. Il nuovo telo, che ha reintegrato la lacuna, tinto nel colore dell’originale, è stato posto a partire dal tessuto originale con film biadesivo.
L’intervento è stato diretto dalla dott.ssa Elisabetta Silvestrini, Responsabile Unico del Procedimento e Direttore dei lavori, e compiuto dalla restauratrice Lucia Nucci.
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foto: Tonino Pica
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